I vulcani del Canale di Sicilia e l'isola che se ne andò
FERDINANDEA
il Canale di Sicilia è attraversato da profonde fratture, generate da un movimento di distensione della crosta terrestre. Questo determina, nella zona di massima distensione, l’assottigliamento stesso della crosta, il cui spessore varia da circa 20 Km al centro, a 30-40 Km lateralmente, verso l’Africa e la Sicilia.
La distensione, e le fratture che ne conseguono, alterano l’equilibrio delle condizioni fisiche in profondità. Porzioni di magma possono risalire verso la superficie attraverso le stesse fratture causate dal processo distensivo. Fra Pantelleria e Sciacca, nel 1831, spuntò un’Isola vulcanica che, dalla sua nascita alla sua scomparsa, poté essere seguita e studiata dai più illustri scienziati dell’epoca fra cui Carlo Gemmellaro (1787-1866) professore di geologia e mineralogia nell'Università di Catania, il quale pubblicò una chiara e precisa relazione negli « Atti dell'Accademia Gioenia di Catania » (1831 - Vol. 8°) e diede il nome all'isola in onore di Ferdinando di Borbone. Gemmellaro raccolse campioni e le polveri oggi custoditi al Museo Gemmellaro. All'isola furono attribuiti sette nomi (Sciacca, Nertita, Corrao, Hotham, Julie, Graham, Ferdinandea) e ha ispirato studiosi, scrittori, poeti e pittori di tutta Europa.
Assicurazione non necessaria
Museo Gemmellaro, Sistema Museale di Ateneo, Università Di Palermo, Società Siciliana di Scienze Naturali
